La sabbiatura di un metallo, come di altri materiali, serve a ottenere un certo grado rugosità della superficie, a seconda dell’utilizzo finale del metallo.
Un acciaio a vista avrà un grado di rugosità molto basso, un metallo da sottoporre a verniciatura invece avrà una rugosità sufficiente a far aderire perfettamente la pittura.
In generale, una rugosità più elevata renderà un pezzo più grezzo, base per altre lavorazioni o per l’inserimento in punti non visibili.
Ogni tipo di lavorazione di un metallo, ogni livello di finitura, ha un certo grado di rugosità e le lavorazioni metalliche, a loro volta, producono un grado rugosità sulla superficie.
Definizione di rugosità
Con il processo di sabbiatura si prepara la superficie di un metallo per la pitturazione o l’applicazione di anticorrosivi.
Questo trattamento conferisce al pezzo un certo grado di rugosità.
Le rugosità sono una serie di solchi, più o meno regolari e con profondità diversa che si trovano su una superficie.
Dal giusto grado di rugosità della sabbiatura, in base alla funzione finale del pezzo, dipende, come puoi ben immaginare, il successo della fase successiva, ad esempio di una verniciatura.
Misurazione (rugosimetro)
Le superfici quindi non sono geometricamente perfette, e la loro rugosità, ossia il numero, la profondità, la disposizione e le caratteristiche dei solchi, viene rilevata con uno strumento di precisione: il rugosimetro. Lo strumento rileva la rugosità di una superficie prima e dopo la sabbiatura.
Parametri per definire la rugosità
Il rugosimetro osserva diversi parametri, espressi in micron, attraverso i quali si classifica la rugosità della superficie sabbiata. I parametri di rugosità di un campione metallo sono due:
- rugosità media: è calcolata facendo la media aritmetica dei valori assoluti di tutte le creste e di tutte le le valli misurate;
- rugosità massima o totale: è rappresentata dalla distanza tra la cresta più alta e la valle più profonda.
Rugosità in lavorazioni meccaniche
L’acciaio, grazie alla percentuale di cromo in esso contenuto, permette di ottenere laminati molto sottili, resistenti e rigenerabili, tanto da poter essere utilizzato anche senza verniciatura.
Le finiture possono essere meccaniche, elettriche, elettrochimiche e chimiche. Le più comuni lavorazioni dell’acciaio sono le seguenti:
- Laminato a caldo senza trattamento termico. Di solito per prodotti intermedi e da rilavorare.
- Lamiere laminate a caldo e ricotte. Anche questo è un prodotto intermedio e da rilavorare.
- Laminato a caldo, ricotto e decapatoa. Leggermente ruvido e opaco si usa nelle parti non visibili. Si usa soprattutto per applicazioni non visibili.
- Laminato a freddo, con trattamento termico e decapatura. Di aspetto opaco anch’esso non ha una buona resa estetica.
- Skin pass, laminazione ulteriore con rulli lisci. È la finitura più comune, e la base per verniciature e lucidature.
Questi sono solo alcuni dei trattamenti cui può essere sottoposto l’acciaio, dipende come detto dall’utilizzo che ne se ne deve fare. Ogni tipo di superficie è caratterizzato da una maggiore o minore rugosità, da determinare prima della lavorazione.
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